13 gennaio, 2010

Dante Alighieri


Nacque nella città di Firenze, in una casa prossima alla Chiesa di San Martino al Vescovo, nel maggio del 1265. Il padre era Alighiero Degli Alighieri dell’importante famiglia Degli Alighieri, di antica nobiltà di origine feudale, ma di condizione economica modesta, legata alla fazione dei Guelfi, un’alleanza politica coinvolta in una complessa opposizione ai Ghibellini. La madre era Donna Bella degli Abati, pure di un’importante famiglia di Firenze di quell’epoca.

Si conosce molto poco dell’infanzia di Dante; però, l’unico evento apparentemente certo è il suo incontro con Beatrice. Secondo Boccaccio, il primo incontro avenne nel 1274, a nove anni, durante una festa in casa del padre della bambina. Nove anni dopo, lui la rivide nuovamente, lei gli fece un “saluto gentile”, e loro forse si rivolsero alcune parole. Più tardi, in San Martino al Vescovo, si scambiarono sguardi a distanza. Qualche tempo dopo, Dante si incrociò con Beatrice per strada in maniera imprevista, e lei gli “ricusò il saluto”. Posteriormente, Dante si incontrò, in una riunione occasionale con Beatrice accompagnata da due amici, ma sia lei che i suoi amici mantennero un’aria di distanza.

Beatrice Portinari era figlia di Folco Portinari, mercante fiorentino di considerevoli sostanze. Questi, rico e famoso, era stato eletto priore di San Pier Maggiore, e così partecipava del Consiglio dei Sei Priori. La sua tomba si trova ancora nella piccola Chiesa di Sant’Egidio, situata sotto il portico dell’Ospedale di Santa Maria Nuova, che lui aveva fondato. Sua madre, Cilia di Gherardo dei Caponsacchi, secondo il registro della municipalità dell’epoca, aveva avuto tre figlie. Si sa che Beatrice si era sposata nel 1287 con il banchiere fiorentino Simone dei Bardi, e che era andata ad abitare dall’altra parte dell’Arno, vicino al Ponte alle Grazie. Si sa ancora che Beatrice moriva l’otto giugno del 1290. Dante la amò idealmente anche dopo la sua morte, facendo di lei un ideale di gloria, bellezza e perfezione ispiratrice della più elevata poesia.

A 12 anni di età, nel 1277, era stato stabilito il suo matrimonio con Gemma Donati, figlia di Manetto Donati, che effettivamente avvenne ai 20 anni di età. Con lei ebbe tre o forse quattro figli: Pietro, Iacopo, Antonia e forse Giovanni. Il matrimonio precoce era molto comune a quell’epoca, ed era considerato come un’alleanza tra le famiglie. La famiglia Donati era una delle più importanti di Firenze, divenendo in seguito un punto di riferimento dello schema politico opposto a quello del poeta, i Guelfi Neri.

Tra il 1275 e il 1282 Dante studiò presso i domenicani ed i francescani, rispettivamente nei Conventi di Santa Maria Novella e di Santa Croce. Aveva completato gli studi all’età di diciassette anni. Durante questo periodo strinse amicizia con importanti artisti, cantori, musicisti e letterati, tra i quali figurano Giotto, Brunetto Latini, Guido Cavalcanti e Forese Donati, cugino di Gemma.

Nel 1289, lottò nell’esercito Guelfo di Firenze nella Battaglia di Campaldino, contro la città di Arezzo (prossima a Firenze), ricuperando l’egemonia della città, e, dopo, contro il castello di Caprona in Pisa, vincendo i Ghibellini.

Nel 1295, assunse cariche pubbliche e si immatricolò nell’ordine delle Arti Mediche e Farmaceutiche. Nel 1296, Dante disputò le elezioni politiche, venendo a far parte del Consiglio Speciale del Capitano del Popolo. Partecipò al Consiglio dei Cento finchè nel giugno del 1300 venne nominato tra i Priori (Presidenti) del Comune di Firenze. In questo periodo, la maggior parte del potere in Firenze si trovava nelle mani dei Guelfi, che erano oppositori del potere imperiale. Ma il partito in poco tempo si divise in due fazioni opposte: “Bianchi” e “Neri”. I Guelfi Bianchi, moderati, appoggiavano il Papa, ma si opponevano alla sua interferenza nella politica della città; mentre i Guelfi Neri, più radicali, difendevano l’appoggio al Papa contro le ambizioni dell’Imperatore che era appoggiato dai Ghibellini. Nonostante ciò, Dante si mantenne neutro nei confronti della spaccatura del partito.

Iniziando una missione diplomatica, si era recato a Roma per incontrarsi col Papa Bonifacio VIII, il quale aveva già inviato a Firenze il Cardinale Matteo D'Acquasparta che, fingendo di stabilire la pace tra le due fazioni, aveva favorito i Guelfi Neri. Giungendo in Firenze, Carlo de Valois assieme a Corso Donati, pure inviati dal Papa, accusarono Dante di baratteria e concussione (improbità amministrativa), corruzione ed opposizione al Papa e lo condannarono a due anni di confino ed a pagare una multa di 1200 fiorini d’oro. Oltre a ciò, confiscarono i suoi beni e gli diedero l’inderdizione perpetua dagli incarichi pubblici. Il 10 marzo 1302, venne condannato al rogo in contumacia (ricusa a comparire in giudizio per questioni criminali). Per fuggire alla condanna, egli preferì l’esilio.

Nell’esilio, Dante fu ospite della famiglia degli Scaligeri in Verona, e nel 1306 dei Malaspina in Lunigiana. Con la morte di Enrico VII, restauratore del Sacro Romano Impero, Dante vide sparire la sua possibilità di ritornare a Firenze.

Nel 1315, come ospite degli Scaligeri tornò a Verona, e poi venne ricevuto da Guido Novello da Polenta in Ravenna, dove morì tra il 13 ed il 14 settembre del 1321.

Esiste un Dante fino ai 37 anni, ed un altro dai 37 ai 56. Il primo, il Dante fiorentino, ha nelle sue opere un circolo di lettori ristretto. Il secondo, il Dante esiliato, scrive per l’essere umano di tutti i luoghi i di tutti i tempi.
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